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IL SACRAMENTO DELLA PENITENZA

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  • 23/09/2023
Sarebbe un errore pensare che il fine della confessione sacramentale sia unicamente quello di assolvere dai peccati commessi o di disporre meglio a ricevere l’Eucarestia.
Il sacramento della penitenza ha per se stesso, indipendentemente dagli altri, un grande valore sostanziale ed una straordinaria efficacia per lo sviluppo della vita cristiana.
Ricordiamo che tutti i sacramenti aumentano la grazia, se l’anima già la possiede, con un’efficacia di per sé infallibile (ex opere operato).
In questo senso, come strumenti di Dio che applicano i meriti di Cristo, i sacramenti hanno una capacità infinita di santificare gli uomini. Di fatto però la misura del loro effetto è proporzionata alle disposizioni (ex opere operantis) di chi riceve il sacramento.
In maniera simile il sole riscalda più il metallo che il fango perché il metallo è migliore conduttore di calore.
E’ di estrema importanza quindi capire quali sono queste disposizioni interiori al fine di ottenere il massimo frutto dalla pratica dei sacramenti, queste disposizioni sono di due specie: abituali ed attuali.
Le disposizioni abituali sono tre e coincidono con le tre virtù teologali: spirito di fede, massima fiducia e amor di Dio.
Le disposizioni attuali invece sono cinque: l’esame di coscienza, la contrizione del cuore, il proposito fermo e la confessione orale.
 
DISPOSIZIONI ABITUALI
Spirito di fede.
Il tribunale della penitenza è il tribunale di Cristo. Nel confessore dobbiamo vedere lui, poiché fa le sue veci ed esercita il potere che da lui ha ricevuto.
(Giov. 20,22-23 “Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».) I farisei dicevano giustamente che solo Dio può perdonare i peccati (Lc 5,21); dobbiamo quindi accettare i consigli del confessore come se provenissero da Cristo stesso. Il confessore da parte sua ricordi la sublime dignità di tale ministero e lo eserciti col timore e la riverenza che esige la sua condizione di legato di Cristo. ( 2 Cor. 5,20 “Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.”).
Massima fiducia
E’ il tribunale della misericordia, l’unico nel quale si assolve sempre il reo, sinceramente pentito. Per questo il confessore non si chiama giudice ma padre, e deve, come Gesù Cristo, essere pieno di misericordia, mentre il penitente deve accostarsi a lui con la fiducia più assoluta e filiale.
Amor di Dio
Sia sempre più vivo e tale da escludere l’affetto a qualsiasi peccato ravvivando nelle nostre anime un vero dolore per quelli che abbiamo avuto la disgrazia di commettere.
 
DISPOSIZIONI ATTUALI
Anzitutto dobbiamo avvicinarsi al tribunale della penitenza come se si trattasse dell’ultima confessione della nostra vita, di quella che ci prepara al Viatico ed al giudizio di Dio. E’ necessario combattere energicamente lo spirito di abitudine ponendo il massimo impegno per ottenere, con la grazia di Dio, una vera conversione e rinnovamento della nostra anima.
Le disposizioni fondamentali che si richiedono per fare una buona confessione sono:
 
L’esame di coscienza
Per farlo bene è necessaria la massima sincerità ed umiltà.
Per farlo bene è necessaria la massima sincerità ed umiltà: un atteggiamento sereno ed imparziale che non scusi i difetti o li veda dove non ci sono. Il tempo richiesto varia secondo la frequenza delle confessioni, l'indole di ciascun'anima ed il grado di perfezione in cui si trova.
Un mezzo eccellente per semplificare questo lavoro è l'esame di coscienza quotidiano con l'annotazione di tutto ciò che si deve sottomettere al tribunale della penitenza. Basteranno cosi pochi momenti per fare il riassunto mentale delle mancanze prima di avvicinarsi al confessore. Tale metodo ha inoltre il vantaggio di scaricare la memoria durante la settimana e di eliminare l'inquietudine che ci potrebbe arrecare la dimenticanza di qualcosa.
Si abbia tuttavia la cura di non perdersi in minuziosi dettagli, trattandosi di peccati veniali. Più che il numero esatto delle distrazioni nella preghiera, interessa controllarne la causa. Sono le cattive tendenze dell'anima che devono essere corrette e ciò si ottiene molto meglio attaccando le loro cause che verificando il numero delle loro manifestazioni esterne. Trattandosi di peccati gravi, invece, è d'obbligo precisare il numero con esattezza o con la massima approssimazione.
 
La contrizione del cuore
E’ la principale disposizione richiesta, assieme al proposito, per ricavare il maggior frutto possibile dalla confessione. L'assenza di dolore, se cosciente e volontaria, rende sacrilega la confessione, ed anche in caso di buona fede rende invalida l'assoluzione per mancanza di materia prossima (1). Tra le persone che si confessano in genere di colpe veniali, è più facile di quanto si creda l'invalidità dell'assoluzione per mancanza di vero pentimento; la stessa venialità di tali colpe e l'abitudine con cui vengono accusate spesso non sono sufficienti ad eccitare il pentimento. Per la validità, quindi, dell’assoluzione è preferibile non accusarsi delle mancanze leggere che non si ha la capacità di evitare, dato che la loro accusa non è obbligatoria, mentre è più utile orientare il pentimento ed il proposito su qualche grave peccato della vita passata di cui si torna ad accusarsi oppure su qualche mancanza attuale della quale ci si duole veramente e che si ha il serio proposito di non commettere più.
L'intensità del pentimento, soprattutto se sgorga da motivi di contrizione perfetta (la contrizione mossa dal dolore di avere offeso Dio e non dal timore delle pene a cui si va incontro peccando), è in proporzione diretta col grado di grazia che l'anima riceverà con l'assoluzione sacramentale.
Con una contrizione molto intensa l'anima può ottenere non solamente la remissione totale delle colpe e della pena temporale, da scontare in questa vita o in purgatorio, ma anche un aumento considerevole di grazia santificante capace di farla avanzare a grandi passi nel cammino della perfezione.
Secondo la dottrina di S. Tommaso, quando il peccatore recupera la grazia nel sacramento della penitenza (O fuori di esso mediante la contrizione perfetta unita al proposito di confessarsi) non necessariamente la riceve nello stesso grado di prima, ma in grado maggiore, uguale o inferiore secondo le sue attuali disposizioni.
E’ quindi molto importante eccitarsi al massimo dolore possibile per recuperare il medesimo grado di grazia, o anche maggiore di quello che si aveva prima del peccato.
Questa dottrina vale anche per l'aumento della grazia nel l'anima che si avvicina al confessionale già in possesso della medesima. Chi tende alla santità nulla deve ricercare con tanto impegno quanto questa intensa contrizione, che sgorga dall'amore di Dio, dalla considerazione della sua infinita bontà e misericordia, dall'amore e dalle sofferenze di Cristo, dalla mostruosa ingratitudine del peccatore verso un padre tanto buono, che ci ha ricolmati dei suoi benefici, ecc. E poiché questa grazia si può impetrare solo con la preghiera, è necessario umiliarsi profondamente davanti alla Divina Maestà, implorandola con insistenza per intercessione di Maria, mediatrice di tutte le grazie.
Il proposito fermo
Per mancanza di esso risultano invalide un gran numero di confessioni soprattutto tra persone che frequentano spesso il confessionale. Occorre qui la massima diligenza: non ci si deve accontentare del proposito generale di non peccar più, troppo vago per essere efficace; occorre prendere la risoluzione concreta, energica, di usare tutti i mezzi necessari per evitare questa o quella mancanza particolare, o di progredire in una determinata virtù. Controlliamoci su questo punto nell'esame di coscienza quotidiano e diamo conto al confessore della nostra fedeltà o indolenza.
 
La confessione orale
San Tommaso (Suppl. 9,4) enumera sedici qualità che gli antichi esigevano nell'accusa dei peccati, non tutte queste condizioni rivestono la medesima importanza, benché siano tutte utili. Le principali sono le seguenti:
1) Profondamente umile.
Il penitente deve riconoscere sinceramente le sue miserie e incominciare a ripararle accettando volontariamente la propria abiezione (bassezza, vergogna) agli occhi del confessore. Commettono quindi un grave errore le persone che, quando cadono in una colpa umiliante, vanno in cerca di un altro confessore, affinché quello ordinario non sospetti di nulla e non perdano così la sua stima. È impossibile che in questo modo riportino il dovuto frutto dall'assoluzione sacramentale. Non faranno mai un passo nella via della perfezione le anime che conservano ancora tanto radicato l'amor proprio e sono tanto lungi dalla vera umiltà di cuore.
Coloro che desiderano santificarsi veramente, pur senza mancare alla verità esagerando volontariamente la qualità e il numero dei loro peccati, se ne accusano nella maniera più umiliante possibile. Non solamente « non cercano di colorarli abilmente, al fine di non apparire tanto cattivi, il che è un andare piuttosto a scusarsi che ad accusarsi» , ma « hanno maggior voglia di palesare candidamente i loro peccati e difetti che non le virtù; e quindi sono più propensi ad aprire il cuore con chi meno stima le cose del loro spirito» .
2) Integra
Non ci riferiamo tanto all'integrità nell'accusa della specie e del numero dei peccati mortali - assolutamente indispensabile per non convertire la confessione in sacrilegio - ma alla manifestazione delle cause e motivi che hanno determinato questi peccati, affinché il confessore possa applicare il conveniente rimedio.
Non è dunque sufficiente un'accusa vaga che nulla rivela al confessore come sarebbe: Ho avuto delle distrazioni nella preghiera. Dobbiamo dire piuttosto: Sono stato distratto in modo particolare, per negligenza, durante il tale esercizio di pietà; l'ho cominciato male, senza raccoglimento, oppure non ho combattuto le distrazioni, cagionate da un piccolo rancore o da un affetto troppo sensibile, o dallo studio. E bene ricordare anche le risoluzioni già prese e dire se vi abbiamo più o meno mancato. Eviteremo in tal modo di confessarci per pura abitudine e con negligenza.
3) Dolorosa
Le parole devono manifestare il pentimento sincero di cui l'anima è pervasa. E’ possibile eccitarsi sempre più a sentimenti interiori di contrizione a misura che si manifestano i propri peccati.
4) Frequente
Perché la confessione sia un esercizio santificante, e necessario farla frequentemente.
Ci furono dei santi - come San Vincenzo Ferreri, Santa Caterina da Siena, Sant'Ignazio di Loyola, San Francesco Borgia, San Carlo Borromeo, e Sant' Alfonso Maria de Liguori- che si confessavano tutti i giorni non perché fossero scrupolosi o avessero dubbi di coscienza, ma perché avevano sete di Dio, e sapevano che uno dei mezzi più efficaci per progredire nella perfezione è il sacramento della penitenza. L'anima che aspira seriamente alla santità non si dispenserà mai dalla confessione almeno settimanale.
 
La soddisfazione sacramentale (La penitenza sacramentale)
Essa ha un valore vendicativo, in quanto ristabilisce l'ordine distrutto dal peccato; un valore remissivo della pena temporale dovuta per il peccato - e questo effetto lo produce ex opere operato, però in gradi molto diversi secondo le disposizioni del penitente - e un valore medicinale, perché preserva dal peccato futuro e sana le ferite mediante l'applicazione degli opportuni rimedi. Per questo occorre compiere la penitenza imposta quanto prima e col massimo fervore possibile.
Tenendo presente la grande benevolenza oggi vigente nell'imposizione della penitenza sacramentale, sono da lodare i penitenti che chiedono ai loro confessori una penitenza più grave, giacché come insegna San Tommaso, il valore soddisfattorio delle opere imposte come penitenza sacramentale è molto maggiore di quelle che si compiono di propria iniziativa, poiché formano parte integrante del sacramento dal quale ricevono la loro forza.
 
EFFETTI DELLA CONFESSIONE SACRAMENTALE
Non v'è dubbio che la confessione cosi praticata sia un mezzo eccellente di santificazione. Infatti:
a) Versa il sangue di Cristo sulla nostra anima, la purifica e santifica. Per questo i santi, particolarmente illuminati sul valore infinito del sangue redentore di Gesú, avevano una vera fame e sete dell'assoluzione sacramentale.
b) Aumenta la grazia ex opere operato, benché in gradi differenti, secondo l'intensità del pentimento e del grado di umiltà di colui che si avvicina al sacramento,
c) Riempie l'anima di pace e di consolazione. È questa una disposizione psicologica indispensabile per realizzare un vero progresso spirituale.
d) Accresce la luce nelle vie di Dio. Dopo esserci confessati, per esempio, comprendiamo meglio la necessità di perdonare le ingiurie, perché vediamo con quanta misericordia ci ha perdonato il Signore, o avvertiamo con maggior chiarezza la malizia del peccato veniale.
e) Aumenta considerevolmente le forze dell'anima dandole energie per vincere le tentazioni e fortezza per il perfetto compimento del dovere. Siccome queste forze tendono a indebolirsi a poco a poco, è necessario rinnovarle con la confessione frequente.
 
LA VIRTÙ DELLA PENITENZA, E LO SPIRITO DI COMPUNZIONE
La confessione - pur essendo un mezzo straordinariamente efficace di santificazione - è tuttavia un atto transitorio: nell'anima deve rimanere abitualmente invece la virtù della penitenza e lo spirito di compunzione, che terranno vivi i frutti del sacramento. Riassumiamo brevemente alcune idee fondamentali che conviene aver sempre presenti:
I) La virtù della penitenza è un abito soprannaturale per cui ci pentiamo dei peccati passati con l'intenzione di rimuoverli dall'anima. Comporta quindi l’implicito desiderio di espiarli.
2) Questa virtù deve manifestarsi mediante gli atti che le sono propri. Però in se stessa è un atteggiamento abituale dell'anima che ci mantiene nella dispiacere di aver offeso Dio e nel desiderio di riparare le nostre mancanze. Questo spirito di compunzione è necessario a tutti coloro che hanno perduto l'innocenza, ossia, più o meno, a tutti gli uomini.
3) Quando questo sentimento di contrizione è profondo ed abituale, da all'anima una grande pace, la mantiene nell'umiltà, è un eccellente strumento di purificazione, l'aiuta a mortificare i suoi istinti disordinati, la fortifica contro le tentazioni, la spinge ad usare tutti i mezzi a sua disposizione per riparare i suoi peccati, ed è una garanzia di perseveranza nel cammino della perfezione.
4) Molte anime sperimentano una istintiva ripugnanza per la penitenza e la rinuncia. Ma tale movimento istintivo, che ha la sua origine nelle radici più profonde della natura umana, che rifugge naturalmente il dolore, non è un ostacolo alla pratica della penitenza, la quale in quanto è virtù, risiede nella volontà, e non ha nulla a che vedere con le ribellioni dell'istinto.
5) Lo spirito di compunzione è proprio di tutti i santi; tutti si sentivano peccatori davanti a Dio. La Chiesa stessa ha disseminato nella sua liturgia formule di contrizione, soprattutto rie sacrificio della messa (Confiteor…; Kyrie..; Agnus Dei...; Domine non sum dignus …)
6) La penitenza ci fa partecipare alle sofferenze e ai meriti di Cristo. Questa unione oltre ad essere una condizione indispensabile per meritare, è una fonte di ineffabili consolazioni. I santi non riuscivano a vivere senza croci.
7) Seguendo l'intenzione e il pensiero della Chiesa -manifestati nella formula che accompagna l'assoluzione sacramentale - dobbiamo riferire, mediante una esplicita intenzione, gli atti della virtù della penitenza al sacramento medesimo. Questa pratica è di singolare efficacia per la remissione dei nostri peccati, per l'aumento della grazia e del premio della vita eterna: « quidquid boni feceris et mali sustinueris sit tibi in remissionem peccatorum, augmentum
gratiae et premium vitae aeternae ».
I principali mezzi per acquistare lo spirito di penitenza e di compunzione sono: a) l'orazione, giacché si tratta di un dono di Dio. b) la contemplazione delle sofferenze patite da Cristo a causa dei nostri peccati e della sua infinita misericordia; c) la pratica volontaria della mortificazione compiuta con spirito di riparazione in unione con Cristo.
(1) S. Tommaso insegna (III,84,2) che la materia prossima del sacramento della penitenza non sono i peccati del penitente (materia remota), ma gli atti con cui li respinge (contrizione, confessione e soddisfazione). Le forme sacramentali ricadono direttamente sulla materia prossima, non su quella remota, Quindi, quando manca la materia prossima - benché senza colpa- non c'è sacramento.